sabato 28 dicembre 2013

Osmosi incubo dei diportisti, le cause

Sulla fine degli anni 40 del ’900 la vetroresina, ideata inizialmente per scopi militari, venne impiegata per la prima volta nel mondo della nautica inizialmente con la costruzione di piccoli scafi e poi su scala industriale. Trent’anni dopo questo materiale iniziò a mostrare uno dei suoi più grandi punti deboli: l’osmosi.  
Nella trattativa per l’acquisto della barca l’osmosi può essere spesso fonte di contenziosi sul prezzo, o a volte può anche portare all’annullamento dell’affare. Partiamo da un presupposto: l’osmosi è si un problema grave dello scafo, ma si tratta di qualcosa di risolvibile e esistono degli accorgimenti per prevenirla o frenarne lo sviluppo. Sulle soluzioni dedicheremo ulteriori news di approfondimento, andiamo per il momento a scoprire le cause del fenomeno. 
Cause dell’osmosi
  Una delle principali cause è la resina di scarsa qualità e in questo caso anche la prevenzione può servire a poco, occorre intervenire massicciamente non appena il problema si manifesta.
Nella fase di costruzione di uno scafo ci sono alcuni parametri come l’umidità e la temperatura della resina da monitorare con molta attenzione. L’alta umidità durante il processo di costruzione, o l’eccessivo calore durante la catalisi portano alla formazione di bolle d’aria e non garantiscono una costruzione di alta qualità, con la possibilità che l’osmosi si presenti presto . In modo uguale l’aumento della temperatura dell’acqua viene ormai considerato dagli specialisti una delle cause ulteriori dell’osmosi.L’età dello scafo è un fattore da prendere in considerazione: è vero che in barche con più di vent’anni di vita in certi casi si manifesta l’osmosi. Se la barca tuttavia ha vissuto per oltre vent’anni senza alcun problema, vuol dire che resine e costruzione sono di buon livello e l’osmosi di conseguenza non sarà molto grave ma è semplicemente dettata dall’età della barca. I fenomeni più estesi si sviluppano intorno ai dieci anni di età, nel caso in cui i materiali e la costruzione siano scadenti.  Tolte queste cause indipendenti dalla gestione della barca, andiamo a vedere invece quale condotta da parte del diportista può facilitare l’emergere dell’osmosi.  Diffidate delle acque dolci o poco salate, come quelle dei porti sulle foci. Queste acque infatti sono meno dense di quelle salate e possono penetrare più facilmente nella carena. La spiegazione scientifica è semplice: un’acqua satura di sali disciolti è più pesante, quindi più densa, di un’acqua dolce. Ne consegue che quella salata ha più difficoltà a infiltrarsi nella carena Ricordatevi sempre di non accumulare troppi strati di antivegetativa da stagione in stagione: lo spessore accumulato della vernice trattiene l’umidità della carena e non ne facilità l’evaporazione. Per un buon lavoro di carena che previene l’osmosi cercate di portare quasi a zero i vecchi strati di antivegetativa a ogni rimessaggio.  Preoccupatevi di alare la barca quasi a ogni stagione: se il vostro mezzo passa anni senza essere mai tirato a secco la carena non ha mai l’opportunità di espellere con l’evaporazione l’umidità fisiologica, che così può più facilmente trasformarsi in osmosi.
TRATTO DA  http://webmaildominiold.aruba.it/cgi-bin/webmail.cgi?cmd=item-61859&require_lock=true&java_email=true&fld=Inbox&encode_text=fld&utoken=ornellatorre!40milanopress.it!40localhost!3A143_!7E2-0ddd8aeb8bf7af1d0ae300_0

Nessun commento:

Posta un commento