Sulla fine degli anni 40 del ’900 la vetroresina,
ideata inizialmente per scopi militari, venne impiegata per la prima volta nel
mondo della nautica inizialmente con la costruzione di piccoli scafi e poi su
scala industriale. Trent’anni dopo questo materiale iniziò a mostrare uno dei
suoi più grandi punti deboli: l’osmosi.
Nella trattativa per l’acquisto della barca l’osmosi può essere spesso fonte
di contenziosi sul prezzo, o a volte può anche portare all’annullamento
dell’affare. Partiamo da un presupposto: l’osmosi è si un problema grave dello
scafo, ma si tratta di qualcosa di risolvibile e esistono degli accorgimenti per
prevenirla o frenarne lo sviluppo. Sulle soluzioni dedicheremo ulteriori news di
approfondimento, andiamo per il momento a scoprire le cause del fenomeno.
Cause dell’osmosi
Una delle principali cause è la resina di scarsa qualità e
in questo caso anche la prevenzione può servire a poco, occorre intervenire
massicciamente non appena il problema si manifesta.
Nella fase di costruzione di uno scafo ci sono alcuni parametri come
l’umidità e la temperatura della resina da monitorare con molta attenzione.
L’alta umidità durante il processo di costruzione, o
l’eccessivo calore durante la catalisi portano alla formazione
di bolle d’aria e non garantiscono una costruzione di alta qualità, con la
possibilità che l’osmosi si presenti presto . In modo uguale l’aumento
della temperatura dell’acqua viene ormai considerato dagli specialisti
una delle cause ulteriori dell’osmosi.L’età dello scafo è un fattore da prendere in
considerazione: è vero che in barche con più di vent’anni di vita in certi casi
si manifesta l’osmosi. Se la barca tuttavia ha vissuto per oltre vent’anni senza
alcun problema, vuol dire che resine e costruzione sono di buon livello e
l’osmosi di conseguenza non sarà molto grave ma è semplicemente dettata dall’età
della barca. I fenomeni più estesi si sviluppano intorno ai dieci anni di età,
nel caso in cui i materiali e la costruzione siano scadenti. Tolte queste cause indipendenti dalla gestione della barca, andiamo a vedere
invece quale condotta da parte del diportista può facilitare l’emergere
dell’osmosi. Diffidate delle acque dolci o poco salate, come quelle dei
porti sulle foci. Queste acque infatti sono meno dense di quelle salate e
possono penetrare più facilmente nella carena. La spiegazione scientifica è
semplice: un’acqua satura di sali disciolti è più pesante, quindi più densa, di
un’acqua dolce. Ne consegue che quella salata ha più difficoltà a infiltrarsi
nella carena Ricordatevi sempre di non accumulare troppi strati di
antivegetativa da stagione in stagione: lo spessore accumulato della
vernice trattiene l’umidità della carena e non ne facilità l’evaporazione. Per
un buon lavoro di carena che previene l’osmosi cercate di portare quasi a zero i
vecchi strati di antivegetativa a ogni rimessaggio. Preoccupatevi di alare la barca quasi a ogni stagione: se il
vostro mezzo passa anni senza essere mai tirato a secco la carena non ha mai
l’opportunità di espellere con l’evaporazione l’umidità fisiologica, che così
può più facilmente trasformarsi in osmosi.
TRATTO DA http://webmaildominiold.aruba.it/cgi-bin/webmail.cgi?cmd=item-61859&require_lock=true&java_email=true&fld=Inbox&encode_text=fld&utoken=ornellatorre!40milanopress.it!40localhost!3A143_!7E2-0ddd8aeb8bf7af1d0ae300_0
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