Finale Ligure – Giugno 2020. È vero. Se pensiamo a Finale Ligure il primo colore che ci salta agli occhi è quello turchese del suo mare, su cui sventolano ben 6 Bandiere Blu, a sugello della gestione sostenibile delle sue acque e delle sue spiagge. Ce ne sono di belle e ampie, facili da raggiungere per chi trascorre le vacanze in famiglia, come quella del centro o di Castelletto e Finalpia, ma anche baie appartate, per chi cerca il silenzio e il relax, come quelle di Punta Crena, di Castelletto San Donato o della Baia dei Saraceni, verso Varigotti. Un mare che, in questo 2020, così diverso e complesso, nel segno del Covid-19, sarà fonte rigenerante ma che, per le norme di distanziamento sociale imposte e dovute nel rispetto della sicurezza propria e altrui, forse anche da alternare ad altro. E il territorio del finalese ha un patrimonio storico, culturale e naturalistico così ricco che può diventare davvero una rivelazione senza fine, sorprendente e ricca. Perché questa vacanza 2020 abbia, sì, il profumo del mare ma la consistenza dei borghi, dei sentieri, delle falesie e delle grotte.
Finale Ligure è una striscia di bellissime spiagge che si susseguono in armonia con alle spalle un vasto entroterra, attraversato da una rete di sentieri che si dipanano tra altopiani, scoscese montagne dalle pareti di roccia, dolci vallate e luoghi con un’intensità e un’energia particolari, con una storia da raccontare e segreti da svelare.
Quindi scegliete la vostra spiaggia preferita, tuffatevi in quel mare che, quando è giornata di Maestrale, vi avvolge con mille sfumature di turchese e, poi, inforcate un’e.bike oppure dedicatevi una bella passeggiata, per percorrere lentamente un viaggio nella storia affascinante di questi luoghi.
Iniziamo dalla Preistoria.
LA CAVERNA DELLE ARENE CANDIDE RIAPRE IL 27 GIUGNO
La Caverna delle Arene Candide accessibile solo con visite guidate su prenotazione (informazioni tel. 019 690020), torna ad accogliere i suoi visitatori da sabato 27 giugno!
L’appuntamento, per iniziare la scoperta di quello che è riconosciuto quale sito preistorico in grotta tra i più noti a livello europeo ed internazionale, è a Borgio Verezzi. Da qui, seguendo l’evocativa Strada Napoleonica, si raggiunge il Promontorio della Caprazoppa dove è stato scoperto il sito.
La caverna deve il suo nome ad una duna costiera di sabbia (arena) bianca (candida) che era presente ai piedi delle falesie che compongono il versante occidentale del promontorio della Caprazoppa, in cui si apre la grotta, almeno fino al 1920.
La Caverna delle Arene Candide è sito preistorico di riferimento per la Preistoria del Mediterraneo Occidentale, visitabile finalmente dal luglio 2019 con la possibilità di accedervi accompagnati da archeologi professionisti per scoprirne storia, curiosità e segreti, vedendo gli scavi archeologici e toccando con mano le riproduzioni di antichi reperti.
Si tratta di una delle grotte più importanti in Europa per i celebri ritrovamenti effettuati al suo interno, a seguito dei fortunatissimi scavi che Luigi Bernabò Brea (primo Soprintendente alle antichità della Liguria) e Luigi Cardini (membro dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana) condussero negli anni 1940-42 e 1948-50 nella porzione sud-orientale della caverna.
Gli scavi evidenziarono l'esistenza di un'articolata sequenza stratigrafica che conserva testimonianze a partire dal Paleolitico superiore fino all'epoca bizantina, in un contesto ambientale di giacitura estremamente favorevole alla buona conservazione dei reperti, soprattutto dei resti ossei e del materiale combusto.
Attraverso un percorso, che permette di effettuare un viaggio indietro nel tempo, dai giorni nostri fino a circa 30mila anni fa, è possibile ripercorrere la storia delle avvincenti ricerche condotte in oltre 150 anni, che hanno portato al ritrovamento dei resti di ben 19 sepolture paleolitiche, uno dei più consistenti complessi funerari paleolitici al mondo. Tra queste, la sepoltura più nota è quella del “Giovane Principe” per la ricchezza di ornamenti e oggetti deposti insieme al corpo di questo giovane cacciatore vissuto 28mila anni fa: un vero e proprio unicum conosciuto in tutto il mondo. Numerose sono anche i segni di frequentazione della grotta nella successiva età Neolitica: risalgono a 8mila anni fa circa le tracce qui ritrovate, le più antiche, per altro, di tutta l’Italia centrale e settentrionale, della Cultura della Ceramica Impressa, ovvero della prima fase di diffusione della nuova economia basata su agricoltura e allevamento.
Dal prossimo 27 giungo 2020 sarà quindi possibile tornare ad accedere nuovamente a questo maestoso e magnifico sito archeologico, a seguito degli opportuni interventi di pulizia e sanificazione previsti dalle norme vigenti per potere effettuare in totale sicurezza la visita, accompagnati da archeologi professionisti per scoprirne storia, curiosità, segreti.
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