MONFERRATO vuol dire: dolci colline con paesaggi da mozzafiato, cultura, arte, enogastronomia(agnolotti, panissa, bagnacauda, bolliti, krumiri, torte e quanto più) vigneti
( barbera, grignolino, il Freisa, la Malvasia Chardonnay), boschi (funghi, tartufi, passeggiate a piedi e in bici), infernot (cantine), turismo religioso e tanto, tanto più per passare una insolita vacanza all’insegna della cultura e del riposo
Il Monferrato dell'Unesco Il Monferrato
degli infernot
è stato riconosciuto, nell'ambito dei Paesaggi
Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Patrimonio mondiale
dell'Umanità. Il Monferrato diviene due volte Patrimonio Unesco. L'importante
riconoscimento va ad aggiungersi all'identificazione del Sacro Monte di Crea,
quale sito Unescoinserito nei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.
Gli infernot
sono scavati in una peculiare formazione geologica presente solo nel
Basso Monferrato, la cosiddetta Pietra da Cantoni. Gli infernot (particolari
cantine in questa pietra) utilizzati
per la conservazione domestica del vino imbottigliato
PER
INFORMAZIONI SUL MONFERRATO
Mon.D.O. (Monferrato Domanda Offerta) consorzio di promozione
turistica
“GRAN TOUR MONFERRATO”
Itinerario in autobus a cura del Gruppo STAT, con audio guida multilingue alla scoperta del Patrimonio Unesco in Monferrato.
Il GRAN TOUR MONFERRATO si tiene nei fine settimana, durante il periodo di Expo 2015, con tre corse giornaliere in partenza da Casale Monferrato; inoltre per il periodo di Expo nei fine settimana è previsto un collegamento con navetta da Milano a Casale Monferrato. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA. Info: www.statviaggi.it – tel. 0142 75981
CASALE MONFERRATO E UN MONDO
INTORNO: UNO SGUARDO DI INSIEME
Un
po’ di storia Il Monferrato è un territorio emerso dal mare, l’oceano della Tetide,
venti milioni di anni fa. Non mancano le tracce di un passato più prossimo come
la necropoli celtica che si sta portando alla luce in questi ultimi anni a
Pobietto di Morano Po (lungo la Casale-Torino), i cui reperti costituiscono il
nucleo della sezione archeologica del civico Museo.
Densamente
popolato ai tempi dei Romani (la città più importante era Vardacate), il
territorio subisce l’invasioni barbariche e poi saracene (si parla di un mitico
tesoro nelle grotte di Moleto, in territorio di Ottiglio, Giarole era porto
arabo sul Po). Poco prima del Mille ecco Aleramo che ottiene il possesso della
marca di Monferrato (la leggenda vuole che ottenesse tanta terra quanta
raccolta nei confini di una cavalcata di tre giorni e tre notti). Dagli
Aleramici, ai Paleologi con lo stato proiettato in Oriente, poi ai Gonzaga. La
residenza monferrina è trasformata dalla dinastia mantovana in una munitissima
piazzaforte; il Po contribuisce a un lato della difesa insieme al castello potenziato nelle strutture
difensive del duca Guglielmo; in direzione della pianura sorge l’inespugnabile
Cittadella a sei bastioni (1590-95). Per tutto il Seicento, il ducato di
Monferrato è al centro della storia europea e … di guerre e saccheggi che hanno
come protagonisti le grandi potenze del tempo, Spagna e Francia, che si scontrano
per il controllo di Casale e della sua poderosa fortificazione esagonale che
tuttavia resiste a numerosi assedi (ricordati dal Manzoni e recentemente da
Umberto Eco). Con il successivo passaggio ai Savoia (1713), Casale perde il
ruolo di capitale, ma si trasforma, sottoposta ad un’intensa opera di arredo
urbano in alcune arterie principali che (via Mameli, via Garibaldi…) accolgono
le stupende dimore della nobiltà.
Una
citazione del canonico Gerolamo de Bono: “il Monferrato, fiorentissima regione
d’Italia è racchiuso tra Liguria, l’Insubria e il Piemonte… Lo bagnano il
Tanaro e l’Eridano, il re dei fiumi, Stura, Dora, Bormida e Tanaro… Vi sono
città importanti, Casale di S. Evasio, Acqui, Alba Nizza, Moncalvo e Trino e
molti nobili borghi e fortificatissimi castelli…” (1734, Origine della
chiesa casalese).
Note
su Casale Monferrato. Una puntata
alla Casale d’oggi impone l’obbligo della visita al complesso israelitico (è
sempre aperto alla domenica, gli altri giorni su prenotazione) in vicolo
Salomone Olper con la barocca Sinagoga e il museo, secondo in Italia nel
settore (arricchito da una sezione di arte contemporanea, con opere di Arman,
Mondino, Luzzati, Recalcati, etc.) e l’archivio con le tolleranze gonzaghesche.
Poi (è tutto in centro) entrate nella cattedrale dedicata a S. Evasio (nartece
con influssi arabi restaurato in occasione del Giubileo, crocefisso pensile,
mosaici, tesoro), nelle chiese di San Domenico (con quadri del Guala e del
Musso, chiostro), San Filippo (una vera pinacoteca), Santa Caterina
(splendidamente affrescata). S. Michele (gioiellino coi dipinti del Caccia),
del Gesù (soffitto ligneo, quadri preziosi); nel Teatro Municipale (soffitto
del Moja, palco reale); nei palazzi Anna d’Alençon, gotico, Trevisio,
rinascimentale, San Giorgio (sede del Comune), Magnocavalli, Gozzano di
Treville, trionfo del barocco, Sannazzaro; nel complesso di S. Croce (con il
museo civico e l’annessa importantissima gipsoteca di Leonardo Bistolfi);
visitate la centrale piazza Mazzini con il monumento equestre a re Carlo
Alberto, la Torre Civica (vi si può salire nel corso di “Casale Città Aperta”
ogni secondo fine settimana del mese, quando c’è il mercatino
dell’antiquariato).
Irrinunciabile
un “salto” da Portinaro (via Lanza, proprio dietro la centrale piazza Mazzini,
l’antico biscottificio che produce i Krumiri) e una sosta al caffè Savoia
(Piazza Mazzini), con le calde e classiche
atmosfere della sala da tè piemontese di fine secolo,
e ancora l’Antica Drogheria Corino, storico emporio con il sapore di una volta
(temporaneamente chiusa, riaprirà a breve).
E’
bello in ogni caso perdersi tra chiese e cortili che significano mille anni di
capitale di marchesato.
Qua
e là per il territorio. Da Casale la
capitale del Monferrato, seguendo la strada provinciale per Asti,
dopo
sei chilometri si raggiunge San Giorgio, dominato dallo scenografico
castello; proseguendo ancora si può fare una deviazione sulla sinistra a Ozzano
raccolto attorno alla chiesa gotica e al castello Visconti, proseguendo poi
in direzione di Asti (al bivio per Ponzano, a destra) è possibile salire al Santuario
di Crea (metri 443), parco naturale regionale in splendida posizione
panoramica e centro della religiosità monferrina. La basilica conserva tele e
affreschi di grande pregio. Si consiglia la visita delle 23 cappelle fino a
quella del “Paradiso”.
Scegliamo
Crea come una rassegna per i nostri successivi itinerari. Dal Santuario è
possibile andando in direzione di Alessandria, scegliere di visitare Vignale,
che già nel nome contiene il ricordo della cultura della vite. Da Vignale il
passo è breve: a Cuccaro (da non perdere la strada interna che collega
Cuccaro a Lu: una delle viste panoramiche più suggestive del
Monferrato), il paese dove, secondo molti studiosi, è nato Cristoforo Colombo.
Nelle vicinanze Conzano, a Villa Vidua (visitabile, chiedere al Comune)
mostre di livello. Sempre da Vignale si può passare a Lignano e a Frassinello
(castelli) e in Valle Ghenza (castelli di Uviglie e della Colma,
in Comune di Rosignano). Poi si può scegliere la Valle Cerrina (provinciale
per Torino) sfiorando Coniolo in splendida posizione panoramica, Pontestura
(con deposito museale di Enrico Colombotto Rosso), Mombello, Cerrina
fino a Camino per il castello medievale il più antico della zona,
con l’alta torre che domina sul Po e per la Casa museo di Colombotto Rosso, poi
attraverso la “strada panoramica” del Monferrato giungere fino al castello di Gabiano
(splendido parco con raro esempio di labirinto) e poco più in là a quelli
di Villadeati e Murisengo; ancora da Crea si può ritornare sulla
provincia per Asti per fare una sosta alla città aleramica di Moncalvo con
i resti dell’antico maniero, sotto i cui bastioni si gioca ancora a pallone
elastico (balun) o tamburello (tambas), per passare poi, proseguendo
verso l’interno ad Alfiano Natta, già possedimento dei Marchesi del
Monferrato e ancora da Moncalvo si può salire a Casorzo, patria del
celebre vino Malvasia, paese particolarmente suggestivo per panorama e
percorsi.
Se
invece scendiamo nella pianura, partendo da Casale Monferrato, da un lato oltre
il Po possiamo seguire le “vie d’acqua e dei mulini” di Terranova (frazione
di Casale), Villanova e Morano (arrivare fino alla grangia di
Pobietto con il suo museo della civiltà contadina), dal lato opposto ci
dirigiamo verso Giarole, con imponente castello, fino a Valenza.
Valenza,
capitale dell’arte gioielliera è unita al Monferrato dal Po. La città che sorge
su una terrazza nel versante Nord delle estreme propaggini orientali delle
colline del Monferrato, domina (è 40 metri più alta) la pianura del Po. Di
antichissima origine (Forum Fulvi dal nome del console romano che la conquistò)
appartenne al comitato di Lomello e ai Marchesi del Monferrato, poi si resse a
libero Comune, quindi passò nell’orbita del Ducato di Milano. Dal 1707
appartenne quasi sempre ai Savoia. Fu importante piazzaforte. Nel cuore della
città grandioso Duomo dedicato a S. Maria Maggiore. Di fronte un attivissimo
Centro Comunale di Cultura, che merita una visita per l’interessante struttura
elicoidale della scala, opera del valenzano Piermassimo Stanchi.
Poco
oltre la metà del secolo scorso vi prese vita l’artigianato orafo che in
seguito assurto a grandissimi livelli, ha reso famoso in tutto il mondo il nome
della città. Attiva l’Associazione Orafa Valenzana che organizza numerose
manifestazioni.
Il
Monferrato: un giacimento di cultura e…
di gastronomia. Terra di grandi e piccoli (per produzione, non qualità) vini
che fan rima con la buona cucina.
I piatti che pur con ingredienti poveri
come la bagna cauda o la panissa offrono al palato sapori nuovi, poi gli
agnolotti, nati come piatto unico al pari del fritto misto, quindi il trionfo
dei bolliti con il bagnetto verde, nei dolci krumiri, bunet, torte rustiche, in
stagione tartufi e funghi. Si possono gustare in piccole trattorie, in
ristoranti rinomati, in agriturismo e luoghi di charme che sono la formula
ultima vincente di questo Monferrato.
UNA GRANDE ENO – GASTRONOMIA
MONFERRATO, IL RINASCIMENTO DEL VINO DI QUALITÀ
Il Monferrato è stato nei secoli una
terra a grande vocazione vinicola.
Le
vicende socioeconomiche della sua storia hanno portato nella seconda metà del
‘900 a un progressivo spopolamento e impoverimento del patrimonio rurale. Ma
negli ultimi vent’anni c’è stata una forte inversione di tendenza e il
Monferrato è tornato a rivivere come un grande giardino vitato.
La
capacità imprenditoriale e la tenacia dei vignaioli hanno ricreato le
condizioni ottimali per una produzione di alto livello, che oggi porta il nome dei vini del Monferrato sugli scenari
dei mercati anche extraeuropei. Dai grandi vitigni autoctoni, primo fra tutti il Barbera (che ha richiesto la denominazione d’origine controllata e garantita), ma anche il
tipico Grignolino, l’anarchico e
individualista (definizione di Veronelli…),
il Freisa, la Malvasia, ai bianchi importanti come lo Chardonnay, il
Monferrato vinicolo offre una gamma ampia e qualitativamente importante in cui
l’ospite può spaziare, in una ricerca interessante e soddisfacente anche per i
palati più esigenti.
Accanto
a storiche aziende con eccellente produzione si sono affermate da quasi mezzo
secolo vivaci Cantine sociali che praticano elevate quote di imbottigliamento.
L’Enoteca
Regionale del Monferrato (apre in occasione di eventi, in questo periodo)
presso la prestigiosa sede del Castello del Monferrato, ospita una selezione
dei migliori vini e grappe del Piemonte; i campioni vengono approvati ogni anno
da una apposita commissione d’assaggio.
Molti
produttori monferrini accanto all’azienda hanno creato ‘Botteghe del vino’
e sta affermandosi sempre di più la pratica dell’agriturismo, come buona tavola
e in parte come soggiorno. La manifestazione ‘Cantine aperte’ (fine maggio) è
una giusta esaltazione di prodotto e territorio ancora incontaminato.
Il
Comune di Casale ha istituito da tempo il concorso enologico ‘Il Torchio
d’oro’ che premia i vini di qualità.
GASTRONOMIA: RICETTE, ANEDDOTI E CURIOSITA’
La
cucina del Monferrato casalese sovrappone ricette semplici ad altre più
elaborate. Per comodità la potremmo dividere tra quella di pianura e collina.
Nella prima, a retaggio di povertà contadine, spiccano i piatti unici come gli agnolotti
(nell’impasto di quelli casalesi secondo la ricetta di Francesco Caire, è
bene aggiungere una fetta di prosciutto e mezzo cavolo, in quelli di Cerrina,
oltre al prosciutto, salame cotto e carne di coniglio, in quelli di Fubine
coppa e cervella) e il fritto misto (costine di vitello, scaloppine,
fegato, cervella, maiale, salsiccia, crocchettine di pollo, frittelle di mele,
amaretto, semolino dolce…, nei paesi dell’Oltrepò si possono aggiungere anche
le rane), complessivamente mai meno di 11 pezzi.
Altro
piatto tipico: bollito con il tris di bagnet (la capitale del bollito è
Moncalvo); per quanto riguarda la pianura affettati (salam dla duja),
pesce in carpione, riso e fagioli (ecco la panissa), rane (nel
riso, in pastella…), lumache. In stagione funghi e tartufi. Tra gli
antipasti i peperoni in bagna cauda o le uova alla Bela Rusin (che
era nata a Moncalvo). Nei primi è ancora giusto citare
gli gnocchi
alla monferrina. Tra i piatti poveri ma non per questo meno gustosi, spicca
la bagna cauda, una salsa accompagnata dai cardi e altre verdure
(topinambur, sedani, peperoni, verza, rapanelli, patate…) e particolarmente
invitante alla convivialità: è rituale che tutti i commensali intingano le
verdure in un unico tegame a centro tavola, riscaldato dal fornelletto
sottostante. Tra i piatti persi o quasi la finanziera, la soma, l’anguilla
in umido, i friciulin (frittelle) d’ortica o di verdure e riso.
In mille modi si cucinano (per fortuna) polli, conigli, oche (qui entra la
tradizione ebraica). Per i dolci bisogna subito citare i krumiri (biscotti
bitorzoluti di farina bianca e di mais, uova, burro, zucchero, vaniglia e
aromi), la cui forma evoca i baffi di Vittorio Emanuele, ormai simbolo di
Casale; poi bunet, panna cotta, crostate, le frittelle
di San Giuseppe; a Carnevale le gale (nella ricetta Caire figurano
rhum, vermouth e in finale vino bianco). Nel giorno di S. Evasio la omonima
Confraternita distribuisce (son ricercati) i galletti di pasta frolla.
Nel Valenzano brillano gli Amaretti “Margherita”.
***I PERCORSI NEL PAESAGGIO MONFERRINO
Il
Monferrato è paragonabile ad un “mare di colline”, un labirinto di valli e
alture di modesta entità, chiamato “bric e foss” dai monferrini DOC.
Camminare e percorrere questo territorio è come essere immersi “nel mare” e
nuotarci liberamente dà fantastiche sensazioni di libertà: quando si è in cima
ad una collina viene voglia di raggiungere subito la cima di quella di fronte,
quando si cammina in una valle si è attratti dal bosco che sta poco più in
alto, quando si cammina in un vigneto si vorrebbe correre per vederne la fine,
quando d’autunno le colline si infiammano di colori si vorrebbe che il tempo si
fermasse…
Sono
emozioni inaspettate che dà il Monferrato, quando lo si attraversa a piedi, in
bicicletta, a cavallo o in macchina. Eppure, se il principio del muoversi è nel
camminare da un punto ad un altro, non ci si può esimere, parlando di percorsi,
dal sottolineare il principio dello “stare”, del fermarsi ad osservare con
occhio un po’ più attento la trama del paesaggio che abbiamo attorno, per
capirlo, comprenderlo e impossessarci delle sue ragioni e regole… Lo sguardo
attento “scompone il territorio in piccoli pezzi” per apprezzarne di più
l’insieme complessivo.
Il paesaggio monferrino si può
infatti suddividere essenzialmente in tre parti:
**
la zona pianeggiante (parco del Po), da Trino a Casale e Valenza,
caratterizzata dalle risaie e dalle splendide regimazioni idrauliche che dal
canale al rio portano la preziosa acqua in grado di far germogliare il riso. Sono opere secolari, studiate sul territorio, in
grado di sfruttare le minime pendenze di una pianura altrimenti completamente
piatta, che ci ricorda gli sforzi e l’intelligente manualità del coltivatore.
Queste zone, ricchissime di acqua e di
animali particolari (garze, aironi, cicogne, rane, rospi e pesci) sono
spettacolari soprattutto in aprile – maggio con le risaie allagate;
** la zona
collinare (Valle Ghenza, vignalese, casalese), il cuore centrale del Monferrato
con i suoi dolci declivi in cui domina il vigneto. Già dal
tempo dei Romani, Plinio il Vecchio citava le uve di “muscum” (l’attuale
Moscato) di queste zone, raccontando come il vino fosse particolarmente
apprezzato. La sapienza coltivatrice del contadino si può osservare ancora
oggi, nei molti vigneti antichi posti magistralmente lungo le curve di livello,
nelle sistemazioni dette a girapoggio o nei terrazzamenti, che impongono al
paesaggio una geometria e un ordine impeccabili. Eppure il contadino dice
“Voglio fare un buon vino”, non “voglio fare una bella vigna…”. La vigna ha come primo scopo la
produzione e nessun motivo estetico: è per questo che in Monferrato si
producono vini unici al mondo, ma anche il paesaggio rimane un esempio di
unicità e genuinità storica perché rimasto inalterato per secoli.
**le zone boschive (la valle Cerrina), ormai
numerose nel rilievi più alti e causa di un progressivo abbandono dei terreni
più acclivi. Sono boschi ricchi di castagni, frassini, roverelle, “pessre”
(pini silvestri), e di animali come volpi, lepri, poiane, tortore… Sono boschi incantati, privi di pericoli,
adatti per lunghe camminate in cerca di fresco nelle giornate estive più calde.
Eppure,
se ci fermiamo ancora un attimo, quando camminiamo nelle valli monferrine, non
solo ogni particolare paesaggio ci trasmette un messaggio preciso, ma anche il
percorso stesso lungo il quale ci muoviamo è in grado di raccontarci qualcosa.
La prima e basilare funzione che l’uomo compie per impadronirsi di un luogo è
quella di percorrerlo. Anticamente, il
percorso più primitivo e spontaneo era quello di crinale, che segue lo
spartiacque, in quanto più lontano dai corsi d’acqua, con maggiore padronanza
visuale più sicura dalle zone “paludose” dei fondovalle… e ancora oggi i
percorsi più utilizzati sono quelli di crinale, in quanto i più antichi e più
stabili. Pian piano l’uomo ha poi incominciato a individuare i percorsi in
costa, verso valle e finalmente a utilizzare i più facilmente accessibili di
fondovalle.
Dopo
aver percorso un territorio, l’uomo ha necessità di insediarsi e di costruire
la propria casa: si sono da sempre scelti, in epoca remota, soprattutto i
crinali in quanto più sicuri da eventuali assalti esterni e meno esposti alle
erosioni in quanto siti sulla sommità delle colline. Comuni sono anche i paesi
in costa, in quanto in posizioni più riparate e meno esposte ai venti. Gli
insediamenti di fondovalle sono invece piuttosto recenti.
Il paesaggio va comunque vissuto nella
sua globalità ed è proprio la complessità e la ricchezza delle sue colline che
rendono il Monferrato un ambiente unico e indimenticabile, da vivere e da
raccontare, da ascoltare e da annusare, da vedere e da assaggiare.
LE VIE
DELL’ACQUA (E DELLE “GRANGE”) QUANDO GIRAVANO LE PALE DEI MULINI Le
Grange
Grosse tenute agricole, unite ad un
complesso religioso, spesso un monastero o un’abbazia, caratterizzano il
Monferrato di pianura. Lo spettacolo di questi luoghi, circondati dalle risaie,
in primavera colme d’acqua, è un’emozione unica.
Il
termine è importato dalla Francia dai monasteri cistercensi (francese antico Granche, Grange + granaio,
dal latino granum). Quando i Cistercensi entravano in possesso di
terreni fondavano un’abbazia che circondavano di grange.
La
più famosa è quella di Lucedio, in
quella che era conosciuta come La Costa, bosco sacro (Locus Dei) nei
pressi dell’odierna Trino. Importantissima, era stata eretta dai Marchesi
di Monferrato che erano diventati proprietari dei territori della Costa
(Lucedio, Lamporo, Darola) e che avevano inglobato anche la più antica San
Genuario. Lucedio, complesso ricco ancora di storia e d’arte oggi è di
proprietà della contessa Rosetta Clara Cavalli d’Olivola. L’azienda agricola
produce riso di qualità.
Poi
da citare Pobietto, nei pressi di Morano Po, che ospita anche un museo
agricolo, incentrato soprattutto sull’antica coltivazione risicola e suggestivo
esempio di quelle che erano comunità perfettamente autosufficienti, del mondo
delle mondine, con la chiesa, le scuole per i bambini, i dormitori, etc.
Recentemente a Pobietto è venuta alla
luce una necropoli d’alta epoca, di cui alcuni reperti sono al museo
archeologico di Casale.
Nei
pressi di Terranova, ecco la grangia di
Gazo (dipendeva da Lucedio, poi passò alla commenda di S. Maurizio e
Lazzaro) e nei pressi di Borgo San Martino il complesso di San Martino oggi
conosciuto come il Cascinone.
Fin
dai tempi delle prime grange la forza delle acque era usata per alleviare il
lavoro. Successivamente i mulini si sono evoluti ma sempre utilizzando
l’idraulica. Ci troviamo di fronte ad un patrimonio straordinario, ancora
pressoché sconosciuto e, purtroppo, in rischio di degrado. Sono angoli di Paradiso che potrebbero essere inseriti di diritto in
circuiti di turismo rurale, se non culturale (non perdiamo la cultura
dell’acqua…).
Da
non perdere a Fontanetto l’antico mulino San Giovanni, raro
esempio di archeologia industriale risalente al 1460, con tutte le macchine per
la lavorazione del riso funzionanti ad acqua.
Una proposta di itinerari
Nella
nostra zona a Gazo di Terranova (frazione di Casale Monferrato) nella grangia
Mulino, si trova ancora l’impianto completo con due macine, mentre delle
tre pale ne è rimasta una che sta andando in rovina. La roggia dopo il
passaggio al mulino forma un laghetto circondato da fioriture di sambuco.
A Villanova
il Mulino della Costa (lo si nota dal caratteristico arcone)
conserva all’interno i macchinari. Per sicure passerelle si arriva vicino alla
ruota tipo Pocelet, in metallo.
Villanovesi
di buona volontà da tempo vorrebbero recuperare il complesso, sotto l’insegna Risoteca;
chissà.
Citazione
anche per la vicina Morano con il mulino ad acqua (utilizzato,
“temporibus”, per fabbricare cucchiaini) sulla strada di Due Sture, da ammirare
di fronte la chiesetta della Madonna del Ceppo del 1377.
Via
veloci a Motta dei Conti: per una strada laterale giungiamo alla riseria
Perucca, di fronte, quasi installazione d’arte al mondo del lavoro contadino,
una ruota (ancora Pocelet) di ben cinque metri di diametro.
Sulla
strada di Vercelli troviamo a destra il Mulino del Bosco. L’acqua, dopo
un gioco di chiuse, si butta in tre canali motori; delle tre canali motori;
delle tre ruote originarie ne rimane solo una. Ci sono ancora due macine in
pietra, il bacino della “pista” da riso, sempre in pietra (una “pista” analoga
era stata recuperata dal comune di Casale a Terranova –Gazo-, restaurata,
esposta alla Festa del Vino e del Monferrato, ad ulteriore conferma che il riso
nasce nell’acqua e muore nel vino…).
Pochi
chilometri e, quasi di fronte, in territorio di Caresana, ecco il grande
complesso della Bona di Sopra. Tra le macine installate in pietra
(rimane ancora un rarissimo coprimacina in legno), i resti di due delle quattro
ruote idrauliche idrauliche. Sulla facciata del mulino un ex voto dedicato alla
Madonna Nera di Oropa (a poche decine di chilometri nel biellese).
I PARCHI
E RISERVE NATURALI
All’interno
dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, iscritti nella lista del
Patrimonio mondiale dell’Unesco, si colloca la Riserva speciale del Sacro
Monte di Crea (alt. 355 – 455 m.s.l.m.)
Riserva
naturale tra le più importanti dell’intero Piemonte, è un esempio
particolarmente affascinante di relazione fra natura, devozione e arte: il fascino incontaminato di un paesaggio
boschivo che consente scorci panoramici mozzafiato, si unisce alla dimensione
architettonica del Santuario dedicato a Santa Maria Assunta e delle cappelle
(23, più 5 romiti), alcune opera di artisti di rilievo quali il Moncalvo o
l’Alberini, rappresentanti gli episodi salienti del Vangelo e culminanti nel
maestoso e inconsueto “Paradiso”.
Area attrezzata per picnic, la Riserva
offre la possibilità di visite guidate gratuite, da lunedì al sabato (su
prenotazione); la cappella del “Paradiso” è visitabile nei giorni festivi e
prefestivi, secondo orari che variano stagionalmente. La fatica del visitatore che raggiunge il culmine
della collina è ricompensata dalla visione di un paesaggio mozzafiato che si
distende sotto gli occhi a 360°.
Presso
la sede della Riserva sono anche disponibili un’aula polifunzionale, una
biblioteca, aree verdi per esercitazioni didattiche all’aperto.
Per informazioni:
Riserva speciale del Sacro Monte di Crea
Cascina
Valperone, 1 – 15020 Ponzano Monferrato (Al)
Tel.
0141.927120 Fax. 0141.927800 E-mail parco.smcrea@reteunitaria.piemonte.it
Parco Regionale fluviale del Po (tratto alessandrino – vercellese)
Esteso da Crescentino (VC) fino alla confluenza con il torrente Scrivia, il Parco è costituito da 8 Riserve naturali più il Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, ed è un Ente strumentale della Regione Piemonte, i cui obiettivi sono.
Esteso da Crescentino (VC) fino alla confluenza con il torrente Scrivia, il Parco è costituito da 8 Riserve naturali più il Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, ed è un Ente strumentale della Regione Piemonte, i cui obiettivi sono.
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TUTELA
AMBIENTE
*DIVULGAZIOE ED EDUCAZIONE DIDATTICA
* RECUPERO E RICERCA AMBIENTALE
*DIVULGAZIOE ED EDUCAZIONE DIDATTICA
* RECUPERO E RICERCA AMBIENTALE
Di
particolare interesse sono gli otto
itinerari cicloturistici che si snodano da Crescentino sino a Valenza (AL)
e sono indicati con i cartelli “In bici
sul Po”. Di recente realizzazione il depliant sulle ciclovie del Po.
La parte più interessante dal punto di
vista faunistico e floreale è quella che si colloca fra Pontestura e Gabiano,
mentre di particolare rilievo è il tratto valenzano: da segnalare la “Garzaia”,
luogo in cui nidificano gli aironi e annualmente vi fanno ritorno.
Il
territorio dell’area protetta è anche meta ideale per piccoli percorsi a
cavallo.
Di
notevole interesse il Centro visite, che
ospita due sale visive naturalistiche per lo studio di flora e fauna. Il Parco
può essere visitato liberamente o, su prenotazione, con una guida.
Per informazioni:
Per
prenotazione visite: Carmela Caiazzo - Tel. 0384.84676, Fax 0384 84754,
e mail centro.visita@parcodelpo-vcal.it , web www.parcodelpo-vcal.it
e mail centro.visita@parcodelpo-vcal.it , web www.parcodelpo-vcal.it
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PER
INFORMAZIONI SUL MONFERRATO
Mon.D.O. (Monferrato Domanda Offerta) consorzio di promozione
turistica
Mon.D.O.
(Monferrato Domanda Offerta) è un Consorzio a capitale misto pubblico -
privato, composto da ca. quaranta Comuni del Monferrato Casalese e dell’area
circostante della Pianura del Po fino alla Lomellina, da Enti pubblici e da un
pool di privati, per lo più società, aziende ed organismi operanti nei servizi
e nel settore dell’accoglienza turistica. Il Consorzio è senza scopo di lucro
ed ha come obiettivo la promozione dell'immagine del territorio e
l'incentivazione del turismo.
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