lunedì 20 luglio 2015

IL MONFERRATO patrimonio dell’UNESCO. Ed il suo territorio

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 I.A.T. tel. 0142 444330


 MONFERRATO vuol dire: dolci colline con paesaggi da mozzafiato, cultura, arte, enogastronomia(agnolotti, panissa, bagnacauda, bolliti, krumiri, torte e quanto più)    vigneti 

( barbera, grignolino,  il Freisa, la Malvasia Chardonnay),  boschi (funghi, tartufi, passeggiate a piedi e in bici), infernot (cantine),   turismo religioso e tanto, tanto più per passare una insolita vacanza all’insegna  della cultura e del riposo   
 Il Monferrato dell'Unesco Il Monferrato  degli infernot
è stato riconosciuto, nell'ambito dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Patrimonio mondiale dell'Umanità. Il Monferrato diviene due volte Patrimonio Unesco. L'importante riconoscimento va ad aggiungersi all'identificazione del Sacro Monte di Crea, quale sito Unesco
 inserito nei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.
Gli infernot sono scavati in una peculiare formazione geologica presente solo nel Basso Monferrato, la cosiddetta Pietra da Cantoni. Gli infernot   (particolari cantine in questa  pietra) utilizzati per la conservazione domestica del vino imbottigliato  

PER INFORMAZIONI SUL MONFERRATO
Mon.D.O. (Monferrato Domanda Offerta) consorzio di promozione turistica
www.monferrato.org  - mondo@monferrato.org   I.A.T. tel. 0142 444330

“GRAN TOUR MONFERRATO”
Itinerario in autobus a cura del Gruppo STAT, con audio guida multilingue alla scoperta del Patrimonio Unesco in Monferrato.
Il GRAN TOUR MONFERRATO si tiene nei fine settimana, durante il periodo di Expo 2015, con tre corse giornaliere in partenza da Casale Monferrato; inoltre per il periodo di Expo nei fine settimana è previsto un collegamento con navetta da Milano a Casale Monferrato. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA. Info: www.statviaggi.it  – tel. 0142 75981 

CASALE MONFERRATO E UN MONDO INTORNO: UNO SGUARDO DI INSIEME

Un po’ di storia Il Monferrato è un territorio emerso dal mare, l’oceano della Tetide, venti milioni di anni fa. Non mancano le tracce di un passato più prossimo come la necropoli celtica che si sta portando alla luce in questi ultimi anni a Pobietto di Morano Po (lungo la Casale-Torino), i cui reperti costituiscono il nucleo della sezione archeologica del civico Museo.
Densamente popolato ai tempi dei Romani (la città più importante era Vardacate), il territorio subisce l’invasioni barbariche e poi saracene (si parla di un mitico tesoro nelle grotte di Moleto, in territorio di Ottiglio, Giarole era porto arabo sul Po). Poco prima del Mille ecco Aleramo che ottiene il possesso della marca di Monferrato (la leggenda vuole che ottenesse tanta terra quanta raccolta nei confini di una cavalcata di tre giorni e tre notti). Dagli Aleramici, ai Paleologi con lo stato proiettato in Oriente, poi ai Gonzaga. La residenza monferrina è trasformata dalla dinastia mantovana in una munitissima piazzaforte; il Po contribuisce a un lato della difesa insieme al castello potenziato nelle strutture difensive del duca Guglielmo; in direzione della pianura sorge l’inespugnabile Cittadella a sei bastioni (1590-95). Per tutto il Seicento, il ducato di Monferrato è al centro della storia europea e … di guerre e saccheggi che hanno come protagonisti le grandi potenze del tempo, Spagna e Francia, che si scontrano per il controllo di Casale e della sua poderosa fortificazione esagonale che tuttavia resiste a numerosi assedi (ricordati dal Manzoni e recentemente da Umberto Eco). Con il successivo passaggio ai Savoia (1713), Casale perde il ruolo di capitale, ma si trasforma, sottoposta ad un’intensa opera di arredo urbano in alcune arterie principali che (via Mameli, via Garibaldi…) accolgono le stupende dimore della nobiltà.
Una citazione del canonico Gerolamo de Bono: “il Monferrato, fiorentissima regione d’Italia è racchiuso tra Liguria, l’Insubria e il Piemonte… Lo bagnano il Tanaro e l’Eridano, il re dei fiumi, Stura, Dora, Bormida e Tanaro… Vi sono città importanti, Casale di S. Evasio, Acqui, Alba Nizza, Moncalvo e Trino e molti nobili borghi e fortificatissimi castelli…” (1734, Origine della chiesa casalese).
Note su Casale Monferrato. Una puntata alla Casale d’oggi impone l’obbligo della visita al complesso israelitico (è sempre aperto alla domenica, gli altri giorni su prenotazione) in vicolo Salomone Olper con la barocca Sinagoga e il museo, secondo in Italia nel settore (arricchito da una sezione di arte contemporanea, con opere di Arman, Mondino, Luzzati, Recalcati, etc.) e l’archivio con le tolleranze gonzaghesche. Poi (è tutto in centro) entrate nella cattedrale dedicata a S. Evasio (nartece con influssi arabi restaurato in occasione del Giubileo, crocefisso pensile, mosaici, tesoro), nelle chiese di San Domenico (con quadri del Guala e del Musso, chiostro), San Filippo (una vera pinacoteca), Santa Caterina (splendidamente affrescata). S. Michele (gioiellino coi dipinti del Caccia), del Gesù (soffitto ligneo, quadri preziosi); nel Teatro Municipale (soffitto del Moja, palco reale); nei palazzi Anna d’Alençon, gotico, Trevisio, rinascimentale, San Giorgio (sede del Comune), Magnocavalli, Gozzano di Treville, trionfo del barocco, Sannazzaro; nel complesso di S. Croce (con il museo civico e l’annessa importantissima gipsoteca di Leonardo Bistolfi); visitate la centrale piazza Mazzini con il monumento equestre a re Carlo Alberto, la Torre Civica (vi si può salire nel corso di “Casale Città Aperta” ogni secondo fine settimana del mese, quando c’è il mercatino dell’antiquariato).
Irrinunciabile un “salto” da Portinaro (via Lanza, proprio dietro la centrale piazza Mazzini, l’antico biscottificio che produce i Krumiri) e una sosta al caffè Savoia (Piazza Mazzini), con le calde e classiche
atmosfere della sala da tè piemontese di fine secolo, e ancora l’Antica Drogheria Corino, storico emporio con il sapore di una volta (temporaneamente chiusa, riaprirà a breve).
E’ bello in ogni caso perdersi tra chiese e cortili che significano mille anni di capitale di marchesato.
Qua e là per il territorio. Da Casale la capitale del Monferrato, seguendo la strada provinciale per Asti,
dopo sei chilometri si raggiunge San Giorgio, dominato dallo scenografico castello; proseguendo ancora si può fare una deviazione sulla sinistra a Ozzano raccolto attorno alla chiesa gotica e al castello Visconti, proseguendo poi in direzione di Asti (al bivio per Ponzano, a destra) è possibile salire al Santuario di Crea (metri 443), parco naturale regionale in splendida posizione panoramica e centro della religiosità monferrina. La basilica conserva tele e affreschi di grande pregio. Si consiglia la visita delle 23 cappelle fino a quella del “Paradiso”.
Scegliamo Crea come una rassegna per i nostri successivi itinerari. Dal Santuario è possibile andando in direzione di Alessandria, scegliere di visitare Vignale, che già nel nome contiene il ricordo della cultura della vite. Da Vignale il passo è breve: a Cuccaro (da non perdere la strada interna che collega Cuccaro a Lu: una delle viste panoramiche più suggestive del Monferrato), il paese dove, secondo molti studiosi, è nato Cristoforo Colombo. Nelle vicinanze Conzano, a Villa Vidua (visitabile, chiedere al Comune) mostre di livello. Sempre da Vignale si può passare a Lignano e a Frassinello (castelli) e in Valle Ghenza (castelli di Uviglie e della Colma, in Comune di Rosignano). Poi si può scegliere la Valle Cerrina (provinciale per Torino) sfiorando Coniolo in splendida posizione panoramica, Pontestura (con deposito museale di Enrico Colombotto Rosso), Mombello, Cerrina fino a Camino per il castello medievale il più antico della zona, con l’alta torre che domina sul Po e per la Casa museo di Colombotto Rosso, poi attraverso la “strada panoramica” del Monferrato giungere fino al castello di Gabiano (splendido parco con raro esempio di labirinto) e poco più in là a quelli di Villadeati e Murisengo; ancora da Crea si può ritornare sulla provincia per Asti per fare una sosta alla città aleramica di Moncalvo con i resti dell’antico maniero, sotto i cui bastioni si gioca ancora a pallone elastico (balun) o tamburello (tambas), per passare poi, proseguendo verso l’interno ad Alfiano Natta, già possedimento dei Marchesi del Monferrato e ancora da Moncalvo si può salire a Casorzo, patria del celebre vino Malvasia, paese particolarmente suggestivo per panorama e percorsi.
Se invece scendiamo nella pianura, partendo da Casale Monferrato, da un lato oltre il Po possiamo seguire le “vie d’acqua e dei mulini” di Terranova (frazione di Casale), Villanova e Morano (arrivare fino alla grangia di Pobietto con il suo museo della civiltà contadina), dal lato opposto ci dirigiamo verso Giarole, con imponente castello, fino a Valenza.
Valenza, capitale dell’arte gioielliera è unita al Monferrato dal Po. La città che sorge su una terrazza nel versante Nord delle estreme propaggini orientali delle colline del Monferrato, domina (è 40 metri più alta) la pianura del Po. Di antichissima origine (Forum Fulvi dal nome del console romano che la conquistò) appartenne al comitato di Lomello e ai Marchesi del Monferrato, poi si resse a libero Comune, quindi passò nell’orbita del Ducato di Milano. Dal 1707 appartenne quasi sempre ai Savoia. Fu importante piazzaforte. Nel cuore della città grandioso Duomo dedicato a S. Maria Maggiore. Di fronte un attivissimo Centro Comunale di Cultura, che merita una visita per l’interessante struttura elicoidale della scala, opera del valenzano Piermassimo Stanchi.
Poco oltre la metà del secolo scorso vi prese vita l’artigianato orafo che in seguito assurto a grandissimi livelli, ha reso famoso in tutto il mondo il nome della città. Attiva l’Associazione Orafa Valenzana che organizza numerose manifestazioni.
Il Monferrato: un giacimento di cultura e… di gastronomia. Terra di grandi e piccoli (per produzione, non qualità) vini che fan rima con la buona cucina.
I piatti che pur con ingredienti poveri come la bagna cauda o la panissa offrono al palato sapori nuovi, poi gli agnolotti, nati come piatto unico al pari del fritto misto, quindi il trionfo dei bolliti con il bagnetto verde, nei dolci krumiri, bunet, torte rustiche, in stagione tartufi e funghi. Si possono gustare in piccole trattorie, in ristoranti rinomati, in agriturismo e luoghi di charme che sono la formula ultima vincente di questo Monferrato.
UNA GRANDE ENO – GASTRONOMIA
MONFERRATO, IL RINASCIMENTO DEL VINO DI QUALITÀ

Il Monferrato è stato nei secoli una terra a grande vocazione vinicola.
Le vicende socioeconomiche della sua storia hanno portato nella seconda metà del ‘900 a un progressivo spopolamento e impoverimento del patrimonio rurale. Ma negli ultimi vent’anni c’è stata una forte inversione di tendenza e il Monferrato è tornato a rivivere come un grande giardino vitato.
La capacità imprenditoriale e la tenacia dei vignaioli hanno ricreato le condizioni ottimali per una produzione di alto livello, che oggi porta il nome dei vini del Monferrato sugli scenari dei mercati anche extraeuropei. Dai grandi vitigni autoctoni, primo fra tutti il Barbera (che ha richiesto la denominazione d’origine controllata e garantita), ma anche il tipico Grignolino, l’anarchico e individualista (definizione di Veronelli…), il Freisa, la Malvasia, ai bianchi importanti come lo Chardonnay, il Monferrato vinicolo offre una gamma ampia e qualitativamente importante in cui l’ospite può spaziare, in una ricerca interessante e soddisfacente anche per i palati più esigenti.
Accanto a storiche aziende con eccellente produzione si sono affermate da quasi mezzo secolo vivaci Cantine sociali che praticano elevate quote di imbottigliamento.
L’Enoteca Regionale del Monferrato (apre in occasione di eventi, in questo periodo) presso la prestigiosa sede del Castello del Monferrato, ospita una selezione dei migliori vini e grappe del Piemonte; i campioni vengono approvati ogni anno da una apposita commissione d’assaggio.
Molti produttori monferrini accanto all’azienda hanno creato ‘Botteghe del vino’ e sta affermandosi sempre di più la pratica dell’agriturismo, come buona tavola e in parte come soggiorno. La manifestazione ‘Cantine aperte’ (fine maggio) è una giusta esaltazione di prodotto e territorio ancora incontaminato.
Il Comune di Casale ha istituito da tempo il concorso enologico ‘Il Torchio d’oro’ che premia i vini di qualità.
GASTRONOMIA: RICETTE, ANEDDOTI E CURIOSITA’
La cucina del Monferrato casalese sovrappone ricette semplici ad altre più elaborate. Per comodità la potremmo dividere tra quella di pianura e collina. Nella prima, a retaggio di povertà contadine, spiccano i piatti unici come gli agnolotti (nell’impasto di quelli casalesi secondo la ricetta di Francesco Caire, è bene aggiungere una fetta di prosciutto e mezzo cavolo, in quelli di Cerrina, oltre al prosciutto, salame cotto e carne di coniglio, in quelli di Fubine coppa e cervella) e il fritto misto (costine di vitello, scaloppine, fegato, cervella, maiale, salsiccia, crocchettine di pollo, frittelle di mele, amaretto, semolino dolce…, nei paesi dell’Oltrepò si possono aggiungere anche le rane), complessivamente mai meno di 11 pezzi.
Altro piatto tipico: bollito con il tris di bagnet (la capitale del bollito è Moncalvo); per quanto riguarda la pianura affettati (salam dla duja), pesce in carpione, riso e fagioli (ecco la panissa), rane (nel riso, in pastella…), lumache. In stagione funghi e tartufi. Tra gli antipasti i peperoni in bagna cauda o le uova alla Bela Rusin (che era nata a Moncalvo). Nei primi è ancora giusto citare
gli gnocchi alla monferrina. Tra i piatti poveri ma non per questo meno gustosi, spicca la bagna cauda, una salsa accompagnata dai cardi e altre verdure (topinambur, sedani, peperoni, verza, rapanelli, patate…) e particolarmente invitante alla convivialità: è rituale che tutti i commensali intingano le verdure in un unico tegame a centro tavola, riscaldato dal fornelletto sottostante. Tra i piatti persi o quasi la finanziera, la soma, l’anguilla in umido, i friciulin (frittelle) d’ortica o di verdure e riso. In mille modi si cucinano (per fortuna) polli, conigli, oche (qui entra la tradizione ebraica). Per i dolci bisogna subito citare i krumiri (biscotti bitorzoluti di farina bianca e di mais, uova, burro, zucchero, vaniglia e aromi), la cui forma evoca i baffi di Vittorio Emanuele, ormai simbolo di Casale; poi bunet, panna cotta, crostate, le frittelle di San Giuseppe; a Carnevale le gale (nella ricetta Caire figurano rhum, vermouth e in finale vino bianco). Nel giorno di S. Evasio la omonima Confraternita distribuisce (son ricercati) i galletti di pasta frolla. Nel Valenzano brillano gli Amaretti “Margherita”.

***I PERCORSI NEL PAESAGGIO MONFERRINO

Il Monferrato è paragonabile ad un “mare di colline”, un labirinto di valli e alture di modesta entità, chiamato “bric e foss” dai monferrini DOC. Camminare e percorrere questo territorio è come essere immersi “nel mare” e nuotarci liberamente dà fantastiche sensazioni di libertà: quando si è in cima ad una collina viene voglia di raggiungere subito la cima di quella di fronte, quando si cammina in una valle si è attratti dal bosco che sta poco più in alto, quando si cammina in un vigneto si vorrebbe correre per vederne la fine, quando d’autunno le colline si infiammano di colori si vorrebbe che il tempo si fermasse…
Sono emozioni inaspettate che dà il Monferrato, quando lo si attraversa a piedi, in bicicletta, a cavallo o in macchina. Eppure, se il principio del muoversi è nel camminare da un punto ad un altro, non ci si può esimere, parlando di percorsi, dal sottolineare il principio dello “stare”, del fermarsi ad osservare con occhio un po’ più attento la trama del paesaggio che abbiamo attorno, per capirlo, comprenderlo e impossessarci delle sue ragioni e regole… Lo sguardo attento “scompone il territorio in piccoli pezzi” per apprezzarne di più l’insieme complessivo.
Il paesaggio monferrino si può infatti suddividere essenzialmente in tre parti:

**  la zona pianeggiante (parco del Po), da Trino a Casale e Valenza, caratterizzata dalle risaie e dalle splendide regimazioni idrauliche che dal canale al rio portano la preziosa acqua in grado di far germogliare il riso. Sono opere secolari, studiate sul territorio, in grado di sfruttare le minime pendenze di una pianura altrimenti completamente piatta, che ci ricorda gli sforzi e l’intelligente manualità del coltivatore. Queste zone, ricchissime di acqua e di animali particolari (garze, aironi, cicogne, rane, rospi e pesci) sono spettacolari soprattutto in aprile – maggio con le risaie allagate;

**  la  zona collinare (Valle Ghenza, vignalese, casalese), il cuore centrale del Monferrato con i suoi dolci declivi in cui domina il vigneto. Già dal tempo dei Romani, Plinio il Vecchio citava le uve di “muscum” (l’attuale Moscato) di queste zone, raccontando come il vino fosse particolarmente apprezzato. La sapienza coltivatrice del contadino si può osservare ancora oggi, nei molti vigneti antichi posti magistralmente lungo le curve di livello, nelle sistemazioni dette a girapoggio o nei terrazzamenti, che impongono al paesaggio una geometria e un ordine impeccabili. Eppure il contadino dice “Voglio fare un buon vino”, non “voglio fare una bella vigna…”. La vigna ha come primo scopo la produzione e nessun motivo estetico: è per questo che in Monferrato si producono vini unici al mondo, ma anche il paesaggio rimane un esempio di unicità e genuinità storica perché rimasto inalterato per secoli.

**le zone boschive (la valle Cerrina), ormai numerose nel rilievi più alti e causa di un progressivo abbandono dei terreni più acclivi. Sono boschi ricchi di castagni, frassini, roverelle, “pessre” (pini silvestri), e di animali come volpi, lepri, poiane, tortore… Sono boschi incantati, privi di pericoli, adatti per lunghe camminate in cerca di fresco nelle giornate estive più calde.
Eppure, se ci fermiamo ancora un attimo, quando camminiamo nelle valli monferrine, non solo ogni particolare paesaggio ci trasmette un messaggio preciso, ma anche il percorso stesso lungo il quale ci muoviamo è in grado di raccontarci qualcosa. La prima e basilare funzione che l’uomo compie per impadronirsi di un luogo è quella di percorrerlo. Anticamente, il percorso più primitivo e spontaneo era quello di crinale, che segue lo spartiacque, in quanto più lontano dai corsi d’acqua, con maggiore padronanza visuale più sicura dalle zone “paludose” dei fondovalle… e ancora oggi i percorsi più utilizzati sono quelli di crinale, in quanto i più antichi e più stabili. Pian piano l’uomo ha poi incominciato a individuare i percorsi in costa, verso valle e finalmente a utilizzare i più facilmente accessibili di fondovalle.
Dopo aver percorso un territorio, l’uomo ha necessità di insediarsi e di costruire la propria casa: si sono da sempre scelti, in epoca remota, soprattutto i crinali in quanto più sicuri da eventuali assalti esterni e meno esposti alle erosioni in quanto siti sulla sommità delle colline. Comuni sono anche i paesi in costa, in quanto in posizioni più riparate e meno esposte ai venti. Gli insediamenti di fondovalle sono invece piuttosto recenti.
Il paesaggio va comunque vissuto nella sua globalità ed è proprio la complessità e la ricchezza delle sue colline che rendono il Monferrato un ambiente unico e indimenticabile, da vivere e da raccontare, da ascoltare e da annusare, da vedere e da assaggiare.

LE VIE DELL’ACQUA (E DELLE “GRANGE”) QUANDO GIRAVANO LE PALE DEI MULINI   Le Grange
Grosse tenute agricole, unite ad un complesso religioso, spesso un monastero o un’abbazia, caratterizzano il Monferrato di pianura. Lo spettacolo di questi luoghi, circondati dalle risaie, in primavera colme d’acqua, è un’emozione unica.
Il termine è importato dalla Francia dai monasteri cistercensi (francese antico Granche, Grange + granaio, dal latino granum). Quando i Cistercensi entravano in possesso di terreni fondavano un’abbazia che circondavano di grange.
La più famosa è quella di Lucedio, in quella che era conosciuta come La Costa, bosco sacro (Locus Dei) nei pressi dell’odierna Trino. Importantissima, era stata eretta dai Marchesi di Monferrato che erano diventati proprietari dei territori della Costa (Lucedio, Lamporo, Darola) e che avevano inglobato anche la più antica San Genuario. Lucedio, complesso ricco ancora di storia e d’arte oggi è di proprietà della contessa Rosetta Clara Cavalli d’Olivola. L’azienda agricola produce riso di qualità.
Poi da citare Pobietto, nei pressi di Morano Po, che ospita anche un museo agricolo, incentrato soprattutto sull’antica coltivazione risicola e suggestivo esempio di quelle che erano comunità perfettamente autosufficienti, del mondo delle mondine, con la chiesa, le scuole per i bambini, i dormitori, etc.
Recentemente a Pobietto è venuta alla luce una necropoli d’alta epoca, di cui alcuni reperti sono al museo archeologico di Casale.
Nei pressi di Terranova, ecco la grangia di Gazo (dipendeva da Lucedio, poi passò alla commenda di S. Maurizio e Lazzaro) e nei pressi di Borgo San Martino il complesso di San Martino oggi conosciuto come il Cascinone.
Fin dai tempi delle prime grange la forza delle acque era usata per alleviare il lavoro. Successivamente i mulini si sono evoluti ma sempre utilizzando l’idraulica. Ci troviamo di fronte ad un patrimonio straordinario, ancora pressoché sconosciuto e, purtroppo, in rischio di degrado. Sono angoli di Paradiso che potrebbero essere inseriti di diritto in circuiti di turismo rurale, se non culturale (non perdiamo la cultura dell’acqua…).
Da non perdere a Fontanetto l’antico mulino San Giovanni, raro esempio di archeologia industriale risalente al 1460, con tutte le macchine per la lavorazione del riso funzionanti ad acqua.
Una proposta di itinerari
Nella nostra zona a Gazo di Terranova (frazione di Casale Monferrato) nella grangia Mulino, si trova ancora l’impianto completo con due macine, mentre delle tre pale ne è rimasta una che sta andando in rovina. La roggia dopo il passaggio al mulino forma un laghetto circondato da fioriture di sambuco.
A Villanova il Mulino della Costa (lo si nota dal caratteristico arcone) conserva all’interno i macchinari. Per sicure passerelle si arriva vicino alla ruota tipo Pocelet, in metallo.
Villanovesi di buona volontà da tempo vorrebbero recuperare il complesso, sotto l’insegna Risoteca; chissà.
Citazione anche per la vicina Morano con il mulino ad acqua (utilizzato, “temporibus”, per fabbricare cucchiaini) sulla strada di Due Sture, da ammirare di fronte la chiesetta della Madonna del Ceppo del 1377.
Via veloci a Motta dei Conti: per una strada laterale giungiamo alla riseria Perucca, di fronte, quasi installazione d’arte al mondo del lavoro contadino, una ruota (ancora Pocelet) di ben cinque metri di diametro.
Sulla strada di Vercelli troviamo a destra il Mulino del Bosco. L’acqua, dopo un gioco di chiuse, si butta in tre canali motori; delle tre canali motori; delle tre ruote originarie ne rimane solo una. Ci sono ancora due macine in pietra, il bacino della “pista” da riso, sempre in pietra (una “pista” analoga era stata recuperata dal comune di Casale a Terranova –Gazo-, restaurata, esposta alla Festa del Vino e del Monferrato, ad ulteriore conferma che il riso nasce nell’acqua e muore nel vino…).
Pochi chilometri e, quasi di fronte, in territorio di Caresana, ecco il grande complesso della Bona di Sopra. Tra le macine installate in pietra (rimane ancora un rarissimo coprimacina in legno), i resti di due delle quattro ruote idrauliche idrauliche. Sulla facciata del mulino un ex voto dedicato alla Madonna Nera di Oropa (a poche decine di chilometri nel biellese).

I PARCHI E RISERVE NATURALI
All’interno dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, iscritti nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, si colloca la Riserva speciale del Sacro Monte di Crea (alt. 355 – 455 m.s.l.m.)
Riserva naturale tra le più importanti dell’intero Piemonte, è un esempio particolarmente affascinante di relazione fra natura, devozione e arte: il fascino incontaminato di un paesaggio boschivo che consente scorci panoramici mozzafiato, si unisce alla dimensione architettonica del Santuario dedicato a Santa Maria Assunta e delle cappelle (23, più 5 romiti), alcune opera di artisti di rilievo quali il Moncalvo o l’Alberini, rappresentanti gli episodi salienti del Vangelo e culminanti nel maestoso e inconsueto “Paradiso”.
Area attrezzata per picnic, la Riserva offre la possibilità di visite guidate gratuite, da lunedì al sabato (su prenotazione); la cappella del “Paradiso” è visitabile nei giorni festivi e prefestivi, secondo orari che variano stagionalmente. La fatica del visitatore che raggiunge il culmine della collina è ricompensata dalla visione di un paesaggio mozzafiato che si distende sotto gli occhi a 360°.
Presso la sede della Riserva sono anche disponibili un’aula polifunzionale, una biblioteca, aree verdi per esercitazioni didattiche all’aperto.
Per informazioni:
Riserva speciale del Sacro Monte di Crea  Cascina Valperone, 1 – 15020 Ponzano Monferrato (Al)
Tel. 0141.927120 Fax. 0141.927800 E-mail parco.smcrea@reteunitaria.piemonte.it

Parco Regionale fluviale del Po (tratto alessandrino – vercellese)
Esteso da Crescentino (VC) fino alla confluenza con il torrente Scrivia, il Parco è costituito da 8 Riserve naturali più il Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, ed è un Ente strumentale della Regione Piemonte, i cui obiettivi sono.
·         TUTELA AMBIENTE
*DIVULGAZIOE ED EDUCAZIONE  DIDATTICA
* RECUPERO E RICERCA AMBIENTALE

Di particolare interesse sono gli otto itinerari cicloturistici che si snodano da Crescentino sino a Valenza (AL) e sono indicati con i cartelli “In bici sul Po”. Di recente realizzazione il depliant sulle ciclovie del Po.
La parte più interessante dal punto di vista faunistico e floreale è quella che si colloca fra Pontestura e Gabiano, mentre di particolare rilievo è il tratto valenzano: da segnalare la “Garzaia”, luogo in cui nidificano gli aironi e annualmente vi fanno ritorno.
Il territorio dell’area protetta è anche meta ideale per piccoli percorsi a cavallo.
Di notevole interesse il Centro visite, che ospita due sale visive naturalistiche per lo studio di flora e fauna. Il Parco può essere visitato liberamente o, su prenotazione, con una guida.

Per informazioni:
Per prenotazione visite: Carmela Caiazzo - Tel. 0384.84676, Fax 0384 84754,
e mail centro.visita@parcodelpo-vcal.it , web www.parcodelpo-vcal.it  

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PER INFORMAZIONI SUL MONFERRATO
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Chi è Mon.D.O.?
Mon.D.O. (Monferrato Domanda Offerta) è un Consorzio a capitale misto pubblico - privato, composto da ca. quaranta Comuni del Monferrato Casalese e dell’area circostante della Pianura del Po fino alla Lomellina, da Enti pubblici e da un pool di privati, per lo più società, aziende ed organismi operanti nei servizi e nel settore dell’accoglienza turistica. Il Consorzio è senza scopo di lucro ed ha come obiettivo la promozione dell'immagine del territorio e l'incentivazione del turismo.

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